e non ascoltano le parole del Libro di Dio che dice: ﴿أَوَلَوْ جِئْتُكُمْ بِأَهْدَى مِمَّا وَجَدْتُمْ عَلَيْهِ آبَاءَكُمْ ۖ﴾; “Anche se vi portassi una guida migliore di quella che seguivano i vostri padri?!”. Infatti, in questo modo, loro non adorano Dio, ma adorano i loro predecessori, e ciò non è strano; perché quello dei predecessori è uno dei più antichi tipi di politeismo al mondo!
Naturalmente, coloro che non considerano l’intelletto come una prova si soffermano sulla limitazione delle sue percezioni e pensano che, a causa di questa limitazione, non possa essere il criterio di cognizione, mentre la limitazione delle percezioni dell’intelletto non vuol dire che non siano corrette, e non preclude neppure la sua autorità, ma significa che esse sono inferiori rispetto alle percezioni divine, e ciò costituisce l’esigenza dell’intelletto in quanto creatura e la limitazione intrinseca delle creature. Pertanto, l’intelletto non conosce tutto, ma tutto quello che conosce è considerato corretto, e questo è sufficiente per la sua autorità; allo stesso modo, gli occhi non vedono tutto, ma tutto quello che vedono è considerato corretto, e le orecchie non sentono tutto, ma tutto quello che sentono è considerato corretto, e questo è sufficiente per la loro autorità. La cognizione perfetta appartiene solo a Dio, e nessun altro può acquisire la cognizione perfetta, quindi la religione che ha fatto scendere è perfetta, ma la perfezione della religione non richiede la sua contraddizione con l’intelletto; perché nelle materie sulle quali l’intelletto si esprime, la religione non afferma niente che sia contrario alle parole dell’intelletto, e nelle materie sulle quali l’intelletto tace, la religione afferma qualcosa che non è contraria alle parole dell’intelletto; poiché l’intelletto non afferma niente su di esse, cosicché le parole della religione lo contraddicano; come le descrizioni dettagliate del Paradiso e dell’Inferno, che hanno una natura occulta, e di conseguenza l’intelletto tace al riguardo, ma la religione si esprime su di esse, e quindi le sue parole non sono considerate contrarie alle parole dell’intelletto, nonché la quantità e la qualità degli atti di culto, che hanno natura giuridica, e di conseguenza l’intelletto tace al riguardo, ma la religione si esprime su di essi, e quindi le sue parole non sono considerate contrarie alle parole dell’intelletto; soprattutto in considerazione del fatto che l’intelletto percepisce l’autorità della religione, e quindi accetta le sue considerazioni pratiche e le sue notizie definitive sui possibili eventi.